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giovedì 21 dicembre 2017

Natale tra i Fasci

Giorgia Meloni ha recentemente proposto la rivoluzione dei presepi. Farò un sunto: ogni anno un qualche personaggio politico a caso più o meno di destra e più o meno razzista non sa cosa dire sotto Natale e allora se ne esce con una dichiarazione del tipo: bisogna fare i presepi che è simbolo di cultura e laicità perchè altrimenti i Musulmani vengono qui e ci impongono con violenza di rinunciare alle nostre tradizioni. Quest'anno l'ha detto Giorgia Meloni, che se non sapete chi è qui lo spiegano bene.

Visto che è un post un po' pesante lo alleggerisco con i gattini

Io vengo da una famiglia di atei nel midollo, ma io il presepe per anni l'ho fatto, ne avevo uno preso a Napoli con pulcinella che fa la pizza e la stella a sei punte fatta da me (perchè ho avuto dei momenti di sincretismo). 

Ora, però, io e i miei colleghi il presepe non lo facciamo. Non pronunciamo mai la parola Natale, quindi facciamo delle FESTE D'INVERNO e ci vestiamo di rosso cantando di Babbo Natale e renne, che, si sa, è neutro.

Questo video più o meno spiega come festeggiamo noi il Natale


Nel nostro caso ciò succede perchè un tempo c'era una collega la cui madre ebrea era stata costretta dai Nazisti a cantare le canzoni di Natale (e presumibilmente ad altre cose ben più orrende, ma non so esattamente). Quindi ehi, prima di fare come la Meloni e dire "ma ecco, questi vengono qui e ci impongono di cambiare le nostre sacre tradizioni!", la norma di buona educazione è quella di evitare di compiere un olocausto. 

D'altronde, a noi non interessa tanto evitare i riferimenti a Gesù bambino e agli angioletti, visto che siamo un gruppo di intellettualoidi mangiapreti che festeggiano in modo strano, come scrivevo qui

Detto ciò, a me sentire la gente come la Meloni che si accanisce a difendere i presepi mi fa venire le coliche, non solo a livello umano, ma anche perchè mi occupo di religioni e sono basita dall'ignoranza della gente in materia (e si che ve la finanziamo quell'ora di religione a scuola, che ci fate? No davvero?).



Chiariamo quindi un paio di cose:

La cultura italiana (ed europea) non è cattolica
In Italia e in Europa ci sono stati SEMPRE dei non-Cristiani. La storia europea è stata plasmata anche dalla presenza millenaria di Musulmani ed Ebrei, per dirne alcuni. Curiosità: molti nomi di luoghi, come Torre del Greco, sono di origine Islamica (per saperne di più leggetevi ciò). 

E non dimentichiamoci dei Greci e dei Romani prima di Cristo, eh. E del fatto che il Natale esisteva ben prima del Cristianesimo e che è stato appropriato, come spesso succede quando nuove religioni si insinuano dove ce ne sono di vecchie. Quindi mi spiegate dove stracazzo starebbe la cultura cattolica? 

Il presepe non è un simbolo laico
La laicità è quel principio per cui la chiesa e lo stato sono separati. Funziona grossomodo così: tu in casa tua puoi mettere tutti i simboli religiosi che vuoi, puoi anche costruire uno scopino del gabinetto d'oro e venerarlo, e puoi portarlo a passeggio in piazza, o appiccicartelo sul sedere quando vai in posta, ma nei luoghi che sono controllati dallo stato (tipo scuole o ospedali o comuni) lo scopino d'oro non ci deve stare. Al contempo, lo stato non ti darà sovvenzioni per il tuo culto degli scopini del gabinetto. Poi in ogni Paese la laicità viene applicata in modo diverso, in Italia per esempio lo stato è laico ma c'è l'otto per mille.

Il presepe è un simbolo religioso perchè sintetizza la nascita di Gesù, un leader religioso. Ora, ognuno può vederci un po' quello che vuole nei simboli, per carità: ci sono donne che vedono nel velo Islamico uno strumento di sottomissione, per altre è un simbolo femminista. Allo stesso modo, per alcuni il crocifisso può essere un simbolo di tortura, per altri di pace e amore, e altri ancora possono usarlo come sex toy. E' capitato che il governo italiano dicesse che il crocifisso non è solo un simbolo religioso ma anche culturale, anche se abbiamo già spiegato che la cultura italiana non si può definire come solo cattolica. A prescindere dalle diverse interpretazioni, una scena religiosa come il presepe, nella maggioranza dei casi è, pensate un po', una cosa religiosa. Che non ne fa una cosa giusta o sbagliata in modo assoluto, semplicemente non ne fa una cosa laica. 

I Musulmani non odiano Gesù
Perchè Gesù è pure un profeta dell'Islam. Certo, ci saranno dei Musulmani a cui rode che in una scuola pubblica si faccia il presepe cattolico, ma questo rode pure ai Testimoni di Geova, ai Valdesi, agli Atei, e A ME. Non è per ostilità verso Gesù, che sta pure nel Corano. Questo perchè Vecchio Testamento, Nuovo Testamento, e Corano sono sorprendentemente simili. Il che ci porta al nostro prossimo punto

L'Islam non è violento
Certi Musulmani usano il Corano per compiere atti violenti, perchè nel Corano ci sono dei riferimenti alla violenza, questo è vero. Ma sapete cosa? Questo succede anche nel Vecchio e Nuovo Testamento, che sono un tripudio di "lapida tua figlia se non ti pulisce le scarpe" e "uccidi quelli che vanno al gay pride." Ehi, duemila anni fa la gente non era per nulla Peace&Love. Amavano il prossimo solo se era maschio bianco etero e membro della stessa casta sociale, sennò si aizzavano le capre contro. Quindi ogni testo sacro va interpretato, e sarà l'interpretazione da cui ne conseguiranno le azioni della gente.

E il dire cose come "I musulmani fanno attentati e gli altri no" è pure sorprendentemente sbagliato. Alcuni musulmani fanno attentati dalle parte nostre e quindi questo ci interessa, ma in altre parti del mondo le cose funzionano a parti invertite, ma nessuno qui ne parla perchè i nostri TG non amano menzionare genti povere, scurette e tanto lontane. Così ogni volta che dite che i Buddisti sono così pacifici e non violenti, dimenticatevi il faccione sorridente del Dalai Lama e pensate ai Buddisti a Mianmar che perseguitano ed uccidono la minoranza musulmana dei Rohingya

Quindi cos'è che provoca violenza? Tante cose, come il razzismo, l'intolleranza, le diseguaglianze, Mario Adinolfi, e si potrebbe continuare. Ma non la religione in se'. A meno che non si parli di una setta che ti dice di far fuori la gente con il succo di frutta, le religioni tutte possono spingerti a bontà ed amore infinito come a grande violenza e pazzia. La religione è un'idea: sta alle persone decidere come utilizzare un'idea, se in modo violento o no. 

E in più, altra cosa da ricordare: Gesù non era bianco
Gesù biondino con i ricci che vi mettete nella mangiatoia la notte di Natale è il frutto della vostra fantasia che tutti i buoni e giusti vi assomiglino. Gesù era un Palestinese figlio di Palestinesi proprio come quelli che mo stanno protestando a Gerusalemme, probabilmente più simile a quelli che scappano dalla Siria che a voi. 


Una cosa (semi) giusta, però, la Meloni l'ha detta. Lei dice che bisogna fare il presepe per spiegare a sua figlia il rispetto. E allora io dico, sono d'accordo. Vi esorto a fare il presepe con Pulcinella e il Mostro Volante di Spaghetti, o a mettervi in sala la statua di Pallade Atena, oppure a costruirvi un gigantesco scopino del gabinetto d'oro. Sceglietevi il simbolo che piu' per voi simboleggia il rispetto, non mi importa quale, o pure non fate nulla, basta che dite ai vostri bambini:

"Vedi Gigino, il Natale serve a ricordarsi questo. Che c'era gente che era povera e scappava, e questo non dovrebbe succedere, i bambini non dovrebbero nascere cosi'. E' per questo che dobbiamo accogliere i migranti, che non dobbiamo discriminare nessuno per il colore della pelle o la religione o le persone che si porta a letto, che dobbiamo aiutare i poveri. Ce lo dice il Dio Scopino"

"E vedi Gigino, la Meloni ci chiede 'Come fa un bambino che nasce in una mangiatoia ad offendervi?', ma lei non sa che un sacco di gente si offende per molto meno. Il sindaco di Como, Landriscina (che Giupy non ha votato,  sia messo agli atti) si offende perchè nella sua bella città ci sono i poveri, e li allontana dal centro città, e poi proibisce ai volontari di portargli il pane e il latte. Io non so se il sindaco Landriscina il presepe l'ha fatto, ma spero proprio di no, perchè sarebbe ipocrisia. Se vivesse ai tempi di Gesù, il sindaco Landriscina sarebbe quello che obbligava Giuseppe e Maria a stare nella capanna, ma che dico, gli avrebbe pure macellato l'asino e rubato il bue, e fatto pagare un pedaggio ai Re Magi."

"E sai come si chiamano le persone che si offendono così, come il sindaco Landriscina, Gigino? Si chiamano FASCISTI e noi dobbiamo dedicare tutta la nostra esistenza a cercare di non fargli avere nessun potere"

Quindi, nell'augurarvi buon natale, questo vi dico: a casa vostra credete in quello che volete. Ma non sprecate tempo a fare le battaglie per il presepe; piuttosto, se il presepe qualcosa vi ha insegnato, fate le battaglie contro i fascisti.


(In tutto ciò, l'unica cosa positiva di questa vergogna della mia città natale è che durante il cenone, quest'anno, alla domanda "Perchè non torni a vivere a Como?" ho una risposta prontissima) 

(Io in questo post ho scritto cose giuste ma molto in sintesi, se avete domande o volete citazioni bibliografiche, lasciate un commento) 





martedì 12 dicembre 2017

Frau Holle

I bambini Tedeschi devono imparare fin da piccoli che la vita e' dura, che a Mordor non c'e' mai il sole e che gli Orchi possono mangiarti ogni minuto. Quindi niente fiabe con il finale edulcorato alla Disney: la Sirenetta si dissolve dopo aver tentato invano di sposarsi con uno di un'altra razza (non si fa, stolta), Biancaneve muore tragicamente dopo quel breve episodio di necrofilia (non si fa, stolta), e Hansel e Gretel arrostiscono viva la strega cattiva (questo si fa, pampini).

Il Natale ha una speciale fiaba di quegli allegroni dei Fratelli Grimm: Frau Holle.



La storia inizia con un setting molto originale e mai sentito prima: una donna ha due figlie, una naturale e una figliastra frutto di un precedente matrimonio del marito. La figlia naturale e' brutta e pigra, mentre l'altra e' bella e laboriosa. La matrigna ordina alla figliastra bella di lavorare e tessere, ovvero - orrore massimo! - la fa vivere come un membro del proletariato. E ricordiamo la morale delle favole: non importa che tu sia buono o cattivo, bello o brutto, l'importante e' non essere POVERI che il lavoro fa schifo.

La figlia bella si mette cosi' a tessere seduta su un pozzo, finche' non le cade dentro l'arcolaio. Ora, direi che e' un'idiota, ma io la settimana scorsa ho versato dell'acqua sul mio MacBookAir uccidendolo per sempre, quindi non mi permetto di essere troppo critica. La matrigna cattiva obbliga la figliastra a buttarsi nel pozzo per riprenderlo e lei lo fa, perche' si sa, l'unica cosa peggiore dell'essere un membro del proletariato e' essere una giovane donna che si ribella a delle richieste sadiche e idiote. 

Nel pozzo la figlia bella scopre che c'e' un mondo intero, un po' stile Alice nel Paese delle Meraviglie ma senza Stregatto e senza quelle bottigliette del "bevimi" chiaramente piene di droga. La fanciulla si trova davanti ad un forno con dentro delle pagnotte che le chiedono di essere sfornate. Senza stupirsi per il fatto che le pagnotte parlino, la ragazza fa subito cio' che le viene chiesto, sempre per quella cosa di cui sopra che non sta bene dire no. Allo stesso modo, trova delle mele che le chiedono di essere colte e lei lo fa. Leggendo questi sviluppi della storia, ci si chiede se forse anche in questo caso la ragazza avesse trovato delle bottigliette con allucinogeni.



Poi la ragazza incontra Frau Holle, una sorta di strega dai denti affilati che le chiede di diventare la sua serva, perche' si sa, la serva e' l'unico lavoro che si addice alle ragazze per bene. Ovviamente la fanciulla dice "si" dal momento che e' l'unica cosa che sa fare. Tuttavia, un po' la capisco, perche' Frau Holle e' una sorta di divinita' nordica tipo Odino e Thor, che spadroneggia negli inferi e tutto sommato mi pare molto figa.

Frau Holle ha una casa con molti letti e nessun ospite, quindi e' un po' forever alone. Nonostante cio', chiede alla ragazza di sbattere tutti I giorni I piumini con cura. Nello sbattere I piumini, le piume che cadono diventano neve (e qui io sono confusissima: ma se stavano sottoterra nel pozzo, da dove arriva la neve?). Ad ogni modo, la prossima volta che vi lamentate del fatto che non ci sia piu' la neve di una volta prendetevela con I piumini sintetici IKEA.



Ad un certo momento succede una cosa incredibile nella fiaba: la ragazza scopre di avere una volonta' sua e dice qualcosa che non sia "si": spiega a Frau Holle di aver nostalgia di casa. Infatti, chi non vorrebbe tornare da una matrigna che ti sfrutta e ti chiede di buttarti nel pozzo? Frau Holle accontenta la ragazza e la fa tornare coperta d'oro, e da quel momento ogni volta che apre bocca produce oro (e noi tutti che pensavamo che cio' che ci impediva di limonare alle medie fosse l'apparecchio fisso).

Visto cio', la matrigna si ingelosisce e decide di buttare nel pozzo pure la figlia brutta e pigra perche' anche lei sia coperta d'oro. La figlia salta nel pozzo sempre per quella cosa che non si dice mai di no, ma poi si rifiuta di ascoltare le pagnotte e le mele. Quindi prima lezione: quando in preda alle allucinazioni della droga degli oggetti inanimati di dicono di fare qualcosa, tu fallo. Poi arriva da Frau Holle e inizia a lavorare, ma e' pigra. E qui la seconda lezione: se hai la sfiga di essere donna, almeno cerca di essere una buona sguattera. Frau Holle cosi' la licenzia e come trattamento di fine rapporto la manda a casa coperta di pece. In piu', ogni volta che apre bocca esce un rospo (e mi auguro almeno fosse un principe, o meglio, fosse allucinogeno se leccato).

Frau Holle ricompare nel periodo di Natale per l'avvento, che e' molto sentito in Germania e celebrato con candele e decorazioni. Nella deliziosa cittadina di Hattingen, un edificio e' decorato come un immenso calendario dell'avvento, e Frau Holle ogni giorno alle cinque esce ad aprire una casellina. 



Poi racconta la storia e canta mentre intorno c'e' gelo e freddo e neve, e I bambini stanno tutti li ad ascoltarla per un tempo interminabile congelandosi i nasini. Infine Frau Holle, che vedete nella foto qui sotto mentre esce dalla finestra, sbatte un piumino da cui scendono dei brillantini bianchi e anche delle monete di cioccolato. I bambini si ammassano, alcuni riescono ad afferrare le monetine in mano, mentre altri se le prendono in faccia producendo un TONF! vigorosissimo.



Ma sono tutti contenti: pure quelli con il bozzo in testa hanno imparato che la vita a Mordor e' tanto dura, e non piangono, perche' le storie a cui sono abituati gli ha insegnato ad essere dei piccoli Vichinghi. Mentre noi, con I nostri film Disney, siamo una massa di piagnoni freddolosi che Frau Holle ricoprirebbe di pece. 

Buon Natale a tutti, e speriamo che anche quest'anno nessuno vi lanci in un pozzo.

(Materiale per il post preso da Wikipedia e da un sito a caso, oltre da quel pochissimo che ho capito da sola) 




martedì 5 dicembre 2017

L'Italiano all'Estero e l'Italiano in Italia: un'analisi sociologica

Ho passato, ridendo e scherzando, sette anni all'estero, piu' qualche Erasmus vario, collezionando Francia, Giappone, Belgio, Stati Uniti e Germania. Di conseguenza ho conosciuto molti Italiani all'estero. E, va da se, molti Italiani in Italia, specie quelli che incontro ogni volta che torno per vacanze di Natale e simili. 

Dato il mio amore per le scienze sociali, ho deciso di creare una classificazione degli Italiani basandomi esclusivamente sulle mie osservazioni da neurone in fuga (e' quindi altamente scientifico). Gli Italiani sono qui divisi in due categorie: quelli in patria e quelli all'estero (che saranno sempre di piu' mi sa se vince Berlusconi e Salvini). Le due categorie sono suddivise ulteriormente tra gente a cui l'Italia piace e gente a cui l'Italia fa schifo (anche questa categoria aumentera' in modo esponenziale se le condizioni di cui sopra).

Facendo un sofisticato grafico, la situazione e':



Le quattro categorie che ho individuato sono:

1) La Pollyanna dell'era Ryanair: codesto soggetto vive all'estero e ne e' felice da impazzire. Non perde occasione per farti parte della sua storia di felicita', che inevitabilmente va cosi': era miserabile in Italia, perche' nessuno riconosceva la sua intelligenza, il suo valore, e tutti gli dicevano che puzzava; e' emigrato con una sola valigia di cartone e la carta di credito di papa' e pouf! Ora e' perfettamente realizzato.

Ora, puo' darsi che Pollyanna sia manager alle Nazioni Unite, oppure che ispezioni il didietro delle mucche in Australia, ma in entrambi i casi non fa altro che decantare il posto in cui vive: "Ah, ma guarda qui in Culonia come vanno i treni, manco in Italia quando c'era lui!" "Ah ma guarda in Italia fa sempre freddo, invece Vaffanculandia e' caldissima" "Ah ma guarda a Busodiculand i bambini a scuola imparano le tabelline a due anni, invece in Italia tutti analfabeti fino a 50" e cosi' via.

I soggetti piu' gravi fingono di aver dimenticato l'Italiano e/o ostentano un fastidiosissimo finto accento di Culonia, si vestono in modi improbabili tipo sandali con le calze o kimono giapponese in piena appropriazione culturale, oppure si appiccicano bandiere di Vaffanculandia anche sulle mutande.

2) L'ET degli expat : Esattamente come il celebre alieno dei film, il soggetto non desidera altro che telefonare a casa e possibilmente andarci. Vive all'estero ma chiaramente ci e' stato deportato a forza dopo esser stato messo bendato su un camion perche' perdesse la strada. Gli manca qualsiasi cosa dell'Italia: il cibo la mamma la nonna il gatto il cane. In certi casi piu' gravi, pure il degrado o l'illegalita' o la politica (gulp! E ora con Trump hanno quasi ragione).

Ripete infatti di continuo frasi come "Ah ma qui le strade sono costruite male" "ah ma qui non c'e' il concetto di amicizia e famiglia" o "ah ma qui sono tutti cosi' freddi, non come mio zio Gaetano che gira sempre con la lupara". Va da se che non fa altro che uscire in immensi gruppi di Italiani e quando ti individuano ti guardano con la bramosia di un tossico alla stazione che vuole spicci: "sei italiana? Sentiamoci eh, vediamoci eh, organizziamo qualcosa tra noi eh". Parla di solito le lingue straniere con la stessa abilita' dell'Italiano a Malta e fa un punto d'onore il mettere sempre delle parole italiane in ogni frase.

I casi piu' gravi girano vestiti come degli stereotipi viventi, perche' ogni piu' piccolo dettaglio deve ricordare al mondo che sono Italiani. Passano il tempo ad organizzare spaghettate, visione di film dei fratelli Vanzina, e spedizioni disperate di ore di macchina per procurarsi "l'olio buono, non la schifezza che hanno qui". Magari hanno vissuto dieci anni a Culandia o Vaffanculandia, ma non conoscono nessuno, non hanno mai assaggiato nessun cibo e non sono mai andati da nessuna parte, che la domenica la devono passare su Skype con la mamma.

Il motivo per cui non rientrino in Italia e' di solito non pervenuto, anche se sono a detta loro sempre in procinto di andarsene. 

3) La Dolce Vita Il soggetto vive in Italia e fa bene a farlo, perche' l'adora. Per lui non c'e' nulla di meglio del sole, del cibo, e della lingua italiana. In vacanza arriva al massimo in Sardegna, e va da se' che qualsiasi cosa venga dall'estero sia visto con sospetto in un regime di vaga autarchia. Dice spesso frasi come "Perche' mangiarci il sushi che c'e' il pesce nostro tanto buono?" "Perche' guardarci un film di Spielberg che c'e' De Sica nostro tanto bravo?" "Perche' impararci l'Inglese che la lingua nostra e' tanto bella?" e cosi' via.

Questo soggetto, di solito innocuo, va evitato come la peste dagli italiani all'estero che tornano per le vacanze. Infatti, il soggetto non riesce a concepire che qualcuno se ne vada. Lui, che e' fiero di non aver neanche mai pensato a farsi un passaporto, vive quasi come un'offesa personale che qualcuno abbia rinunciato alla bella Dolce Vita per qualcosa di stupido come studio o lavoro. Riesce a spiegarselo solo immaginandosi che l'espatriato provi una grande sofferenza, e aumentare questa sofferenza non fa che dargli gioia.

Cosi', quando incontra il figlio del vicino tornato dall'Erasmus, assume una faccia scura e dice a voce bassa, come quando si fanno le condoglianze: "Ma la', come fai senza bidet?" trovando appropriato parlare in luogo pubblico di igiene intima con persone semi sconosciute. I casi piu' gravi si nutrono quasi interamente di stereotipi, che vanno da "Gli Arabi puzzano" a "Gli Inglesi puzzano" a "I Giapponesi ce l'hanno piccolo". Non hanno mai incontrato un Arabo, un Inglese, un Giapponese, ma non ne hanno bisogno: non sono Italiani, e gia' questa e' una colpa orribile. 

4) Il Tu vuo' fa' l'Americano questo soggetto vive in Italia perche' probabilmente gli hanno inserito nella caviglia un microchip che lo fa esplodere quando si avvicina ad una frontiera. Altrimenti, fosse per lui, espatrierebbe subito. Costui infatti detesta l'Italia, e si sente personalmente vittima di un sistema sbagliato: non trova lavoro, non trova la donna, non trova un'auto che costi poco, e pure sta iniziando a perdere i capelli.

Per costui andare all'estero risolverebbe tutti i problemi, ed e' quindi un convinto esterofilo. Anche se pure lui non e' mai andato oltre Lugano, e' convintissimo di molte cose "Eh ma io qui sono senza lavoro e ho la terza media, ma in Culonia sarei laureato e farei l'imperatore del mondo " Eh ma io qui sono single da vent'anni e vivo con la mamma, ma a Vaffanculandia tutte le donne farebbero la fila tipo numerino della Coop per avermi" "Eh ma io qui posso permettermi solo patate e tonno Rio Mare, ma a Busodiculand mi tirerebbero dietro i soldi che manco Craxi"

Anche questo soggetto e' molto pericoloso per l'expat che torna a Natale. Infatti, lui prova una sorta di livore per chiunque sia andato all'estero che deve esprimere in modo passivo-aggressivo. La sua gelosia esce sotto forma di cattiveria "Ah, hai preso un dottorato in Culandia... vabbe' ma solo perche' li ci sono piu' possibilita', anche io l'avrei se fossi in Culonia" "Ah hai fatto un sacco di soldi, ma certo, come si fa a non diventare ricchissimi a Vaffanculandia?" I casi piu' gravi fanno sentire gli expat personalmente colpevoli per essersene andati verso una vita migliore all'estero, lasciando lui e il suo microchip che gli impedisce di espatriare in Italia.

Le quattro categorie, sempre secondo il sofisticato grafico, si situano cosi:



E dove stai tu, Giupy? Sento chiedere ai miei lettori.
Io sono Giorgio Gaber nel "Non mi sento Italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono". Ovvero, sono molto ambigua.

Spieghiamoci meglio: io adoro parlare male del posto dove sto (come avrete intuito dai miei blog), e anche lamentarmi tantissimo dell'Italia. Pero', nel mio mondo, solo io posso lamentarmi.

Io torno in Italia in vacanza e racconto tutte le storie dei Tedeschi che non ce la fanno, del fatto che si mangiano solo patate e che si mettono le calze di spugna. Quando una persona osa dire "ah si, i Tedeschi sono grassottelli", io divento una bestia. "COSA?!? Come ti permetti di insultare il mio popolo di adozione che tanto gentilmente mi ha accolta?"
Nella mia logica, solo io posso insultare i Tedeschi perche' ci vivo assieme

Allo stesso modo, io passo la mia vita all'estero a dire quanto l'Italia sia arretrata, maschilista, nepotista, sporca, di quanto le persone siano mammone, immature, pesanti, incapaci di votare in modo sensato, ossessionati dalla pasta. Pero' se un collega tedesco osa dire "Eh si, e poi Eros Ramazzotti fa proprio cagare" io mi incendio "COSA?!? Come osi criticare la mia madrepatria, culla di civilta' e cultura, patria dolcissima ed amatissima?"
Nella mia logica, solo io posso criticare l'Italia perche' da li ci vengo

Quindi nel mio sofisticato schema sono qui:



E si, a volte e' dura essermi amico. Pero' sono molto brava ad inventare categorie sociali

(Ps: le categorie sono al maschile per seguire le norme del patriarcato, ma possono essere benissimo applicate anche alle donne)